I soci di una s.r.l. con almeno 1/3 del capitale hanno il potere di convocare direttamente l’assemblea per la revocabilità in ogni tempo degli amministratori anche in assenza di giusta causa, siano essi a tempo determinato o indeterminato. Questi ultimi, però, in mancanza di giusta causa, hanno diritto ad un congruo preavviso, la cui omissione determina l’obbligo per la società di risarcire il danno loro cagionato.La revoca senza giusta causa di un amministratore di diritto che, in fatto, non abbia alcuna attività di amministrazione, non comporta per la società alcun obbligo di risarcimento del danno verso il revocato.
L’amministratore che, occulta la situazione di crisi e di insolvenza della società alterando documenti contabili, per ricorrere al credito bancario aggravando il passivo patrimoniale è fonte di responsabilità ex artt. 2392-2394 cc. Il danno si configura nelle somme che la società deve restituire alle banche finanziatrici in termini di spese, commissioni e interessi corrispettivi e di mora. Il ricorso abusivo al credito da parte degli amministratori è titolo di responsabilità anche per i sindaci se omettono di azionare gli strumenti di tutela loro consentiti dall’ordinamento (artt. 2403 bis, 2406 e 2409 c.c.). In caso di leasing per beni estranei all’attività tipica d’impresa si determina una responsabilità per gli amministratori, e […]
La prosecuzione dell’ordinaria attività d’impresa da parte degli amministratori di s.r.l. è illegittima ex art. 2486 c.c., qualora dal bilancio emerga la integrale perdita del capitale sociale e i soci non pongano rimedio al deficit patrimoniale della società. Il danno risarcibile nelle azioni di responsabilità per illegittima e prolungata prosecuzione dell’attività d’impresa dopo la perdita integrale del capitale sociale, in caso di omessa o irregolare tenuta della contabilità, deve determinarsi in via equitativa applicando il metodo della differenza dei c.d. netti patrimoniali. La nomina ad amministratore formale è titolo sufficiente a rendere applicabili le norme che prevedono obblighi e responsabilità per gli amministratori di società di capitali. Colui che eserciti […]
In caso di cessione di azienda per i contratti non ancora eseguiti e che non abbiano carattere personale l’effetto naturale è costituito dal subingresso del cessionario e dall’esclusione di responsabilità del cedente. Questo è quanto ha deciso il Tribunale di Taranto in un contenzioso ove la parte creditrice aveva agito attraverso un ricorso per decreto ingiuntivo nei confronti della cedente dell’azienda, quest’ultima iscritta l’opposizione incentrava la propria difesa sul difetto di legittimazione passiva.Ebbene in questo caso si applica l’articolo 1408 c.c. che la disciplina i rapporti tra contraente ceduto e cedente. Tale norma statuisce al II comma che il contraente ceduto deve dichiarare per tempo di non di non liberare […]
In fase di liquidazione della società, sussiste un “dovere” del liquidatore di attenersi al principio guida di pari trattamento di tutti i creditori, con la conseguenza che, in caso di violazione, è ipotizzabile una responsabilità risarcitoria in capo al liquidatore. Necessario corollario del menzionato principio è l’ulteriore dovere del liquidatore di dare compiutamente conto in sede di bilancio di liquidazione dell’intera attività svolta e, in presenza di creditori rimasti insoddisfatti, dei criteri seguiti nella gestione delle posizioni debitorie.
Le società che hanno un fatturato pari a zero, o quasi, non sfuggono all’accertamento come società di comodo anche se hanno affittato l’azienda. Non si può tenere in vita una società con un fatturato pari a zero, senza cioè farla operare: il fisco è legittimato a ritenere che si tratti di società di comodo anche se l’azienda è stata affittata. Le società di comodo sono uno strumento societario utilizzato come schermo per occultare l’effettivo proprietario dei beni, applicando norme più favorevoli per le società; nella realtà tali società sono costituite al solo fine di gestire il patrimonio nell’interesse dei soci anziché quello di esercitare un’effettiva attività commerciale. Il deterrente posto […]
Il terzo comma dell’art. 2476 c.c., prevede che a ciascun socio, sia attribuita la titolarità dell’esercizio dell’azione sociale, ovvero il socio di srl è legittimato all’esercizio dell’azione sociale nell’interesse della società stessa, bpur non esendo titolare del diritto al risarcimento del danno sofferto dalla società, potendo pero far valere iure proprio il diritto al risarcimento dei danni personalmente subiti solo nell’ipotesi di azione extracontrattuale, di cui al sesto comma del citato art. 2476. Ne consegue che l’inadempimento, da parte degli amministratori di società di capitali, degli obblighi imposti dalla legge o dall’atto costitutivo non può essere desunto da una scelta di gestione -come tali queste scelte non sono sindacabili in […]
La Cassazione Civile, sez. I, con la sentenza del 10/09/2015 n° 16640 conferma l’orientamento secondo cui, nel giudizio di insinuazione tardiva del credito al passivo fallimentare, il decreto con il quale il giudice delegato, a fronte dell’opposizione del curatore, direttamente escluda, in tutto o in parte, il credito oggetto della domanda d’insinuazione o neghi il ruolo di credito privilegiato è atto inesistente. Nello specifico il giudice che emette il provvedimento è privo di poteri decisori e deve limitarsi a dichiarare l’inesistenza del provvedimento impugnato, ripristinando la situazione precedente in cui le parti si trovavano prima della pronuncia (Cass.Sez.Un., 4 luglio 2002, n.9692, in Giust. civ. Mass. 2002, 1157; Cass., 22 […]
Secondo il Tribunale di Roma il concordato preventivo che preveda un contratto di affitto di azienda o di suo ramo, con conseguente obbligo di acquisto da parte dell’affittuario dell’azienda medesima, deve ritenersi rituale e ammissibile ai sensi dell’art. 186-bis legge fallimentare. In questo modo inoltre si garantisce anche la continuità aziendale, sempre nel rispetto dei principi della legge fallimentare.
La Suprema Corte di Cassazione Civile, sez. I, con la pronuncia della sentenza del 22/05/2015 n° 10643 ha confermato il proprio consolidato indirizzo secondo il quale è tutelabile anche il pregiudizio derivante da una situazione di concorrenza potenziale, ravvisabile sia in ipotesi di espansione futura dell’attività concorrente, sia nell’ipotesi di attività preparatorie all’esercizio dell’impresa, quando si pongano in essere fatti diretti a dare inizio all’attività produttiva. Cassazione Civile, sez. I, sentenza 22/05/2015 n° 10643